L’intervento di rinosettoplastica è stato perfezionato dal chirurgo tedesco Joseph agli inizi del XX secolo. Da allora, con le opportune variazioni tecniche, l’intervento standard è rimasto sempre lo stesso.
Il gibbo osteocartilagineo infatti viene rimosso creando il cosiddetto “tetto aperto” (open roof) per chiudere il quale vengono praticate delle osteotomie, ovvero dei veri e propri tagli alla base delle ossa nasali. Queste fratture, infatti, sono causa del 90 % delle ecchimosi perioculari (lividi) che si formano dopo un comune intervento di rinoplastica.
Se da un lato questa metodica in mani esperte è in grado di dare grandi soddisfazione sia per il chirurgo che per i pazienti, dall’altro è associata in una piccola percentuale di casi (2-7 %) a irregolarità del dorso operato talvolta palpabile che aumentano il rischio di revisione chirurgica.
Nei casi in cui è possibile, la tecnica LET-DOWN e la sua variante PUSH-DOWN, consentono di abbassare il dorso eliminando il gibbo e al contempo permette di preservare il dorso nasale riducendo al minimoil rischio di irregolarita a livello della zono anatomica di unione tra le strutture cartilaginee ed ossee del naso (keystone area).
Grazie a delle osteotomie localizzate in punti precisi della piramide nasale, infatti, il dorso viene fatto collassare all’interno delle ossa mascellari. L’intervento è più rapido, meno traumatico e più efficace nel rimodellare il dorso.
Con l’introduzione della chirurgia agli ultrasuoni, inoltre, si è assistito ad una vera e propria rivoluzione in chirurgia nasale. Questa tecnica, chiamata anche PIEZOchirurgia, utilizza degli strumenti mutuati dalla chirurgia orale e maxillo-facciale che consentono di tagliare e modellare le ossa con un particolare bisturi ad ultrasuoni. Lo strumento piezoelettrico infatti è altamente selettivo per il tessuto osseo e permette di evitare qualsiasi danneggiamento a tessuti molli quali mucose oltre che al tessuto cartilagineo. Il trauma è ridotto al minimo e scalpello e martello possono essere definitivamente abbandonati dal chirurgo plastico.
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