La rinoplastica ha come finalità la correzione di anomalie nasali estetiche o funzionali. E’ uno dei più comuni interventi di chirurgia estetica e viene eseguito con svariate tecniche. Le modificazioni della dimensione e della forma del naso si ottengono rimuovendo, adattando, modificando e riposizionando le strutture osteo-cartilaginee della piramide nasale secondo il singolo paziente.
Tali modifiche dell’estetica devono essere ottenute rispettando il più possibile l’aspetto “naturale” del paziente e seguendo i canoni che regolano le proporzioni del naso e del volto.
Le tecniche più frequentemente utilizzate nell’esecuzione dell’intervento sono:
Rinoplastica chiusa: si tratta di un approccio con incisioni a livello della cute vestibolare e delle mucose nasali;
Rinoplastica aperta [open]: intervento dall’esterno con incisione cutanea minima a livello della columella. La tecnica è solitamente riservata ai reinterventi ed ai casi in cui è necessaria un rimodellamento cospicuo delle strutture della punta.
La rinoplastica, come tutti gli interventi di chirurgia estetica, viene personalizzata per rispondere alle esigenze dei pazienti cercando di soddisfare in modo realistico le loro aspettative. Non bisogna perciò paragonare mai la propria situazione di partenza ed un possibile risultato con quelli di altri pazienti sottoposti a interventi dello stesso tipo.
Più di tutti gli altri interventi di chirurgia plastica estetica, la rinoplastica richiede una conoscenza approfondita dell’anatomia della regione e delle tecniche chirurgiche. L’intervento deve essere approfonditamente programmato nei suoi minimi dettagli. Il dr. Taglialatela ha studiato questo approccio durante i suoi soggiorni all’estero dove ha avuto modo di collaborare con i più grandi esperti mondiali di rinosettoplastica. Ha partecipato infatti al simposio Dallas Rhinoplasty che si tiene ogni anno nella città texana e dove vengono presentate le tecniche più moderne di chirurgia nasale estetica e funzionale.
Ogni paziente è unico, e sarà il chirurgo ad impiegare la tecnica più adeguata.
Il postoperatorio degli interventi di rinoplastica e rinosettoplastica può essere incomodo talvolta solo per la presenza, necessaria ogni qual volta si interviene sul setto e/o sul dorso, di tamponi nasali. Questi, benché temuti da molti pazienti, sono essenziali per favorire l’accollamento dei tessuti nasali e svolgono una funzione di contenimento e di emostasi.
Alla fine dell’intervento, il naso viene ricoperto da uno strato di cerotti sul quale si applica un supporto di materiale termoplastico o gesso (SPLINT) che ha le funzioni di contenimento e protezione delle strutture osteo-cartilaginee.
I tamponi, se inseriti, sono rimossi dopo 24-48 h. Vengono impregnati con soluzione fisiologica e delicatamente rimossi. I pazienti avvertono di solito una leggera sensazione di fastidio ma il procedimento non è affatto doloroso.
La rimozione dello splint avviene dopo circa una settimana e verranno lasciati soltanto dei cerotti contenitivi.
Il naso deviato o torto (in inglese “crooked nose“) rappresenta una delle situazioni più difficili da affrontare in chirurgia plastica. L’asse della piramide nasale è spostata lateralmente con conseguenze talvolta disastrose su quella che è l’armonia del viso. Le strutture deviate sono le ossa e le cartilagini, ma in particolare è il setto nasale (detto anche cartilagine quadrangolare) ad essere deviato nella stragrande maggioranza dei casi, agendo da vero e proprio timone nel determinare il posizionamento del naso nel centro del viso.
Le deviazioni del setto nasale possono essere di vario tipo, in particolare a C o ad S, e possono essere associate a disturbi respiratori importanti con conseguente alterazione del flusso aereo nasale e ipertrofia del turbinato controlaterale alla deviazione. Sintomi spesso associati sono: voce nasale, cefalea, russare intenso fino a determinare crisi di apnea notturne (sleep apnea).
L’intervento chirurgico ha lo scopo di centralizzare il setto, eliminando la porzione deviata e prevede spesso l’utilizzo di innesti separatori (spreader grafts) che permettono di mantenere il setto in sede e determinano al contempo una maggiore pervietà della valvola nasale interna, migliorando notevolmente la funzione respiratoria. Gli splint nasali vengono posizionati per un maggior numero di giorni, solitamente 7-10 per garantire la stabilizzazione delle strutture cartilaginee in sede mediana.
Una rinoplastica viene definita secondaria, terzaria, etc. a seconda delle volte precedenti in cui il paziente è stato operato. Ad esempio, un naso ritoccato per la seconda volta, viene definito naso da rinoplastica secondaria. In questi casi, la dissezione dei tessuti nasali è resa difficile e complessa dalla fibrosi (esisti cicatriziali) dovuta ai precedenti interventi. Questo tipo di rinoplastica si preferisce effettuarla con tecnica aperta; questa consente una migliore visualizzazione delle strutture anatomiche da parte del chirurgo. Si rende inoltre necessario il prelievo di altre fonti di cartilagine essenziali per la correzione di deformità esistenti, a questo proposito i tessuti autologhi sono quelli da prefeire ed in particolare la cartilagine dell’orecchio e la cartilagine delle coste. Le incisioni per il prelievo sono nascoste in pieghe anatomiche e sono scarsamente visibili.
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